Storia

La dolce vita al monte Terminillo (gli anni Cinquanta e Sessanta)

La storia del monte Terminillo si lega, negli anni Cinquanta, alla storia del cinema italiano, quando La dolce vita non si accostava solo ai grandi fasti di Roma ma viaggiava tra le bellezze naturali di un paesaggio innevato senza precedenti. Il Terminillo, negli anni del Boom economico, diventa meta ideale di registi e scenografi che ambientano le proprie pellicole in questi rilievi dal fascino indescrivibile.

Attori e attrici del panorama cinematografico italiano, più conosciuto e apprezzato, sfilano uno dopo l'altro lungo le piste, nei boschi e nelle strutture ricettive del Terminillo, attirando gran parte della stampa nazionale e internazionale, curiosi, appassionati e fan sfegatati. Per quasi un decennio queste vette hanno rappresentato il centro d'interesse della società italiana, accrescendo la propria fama e soprattutto le proprie capacità attrattive.

Gino Cervi, Massimo Girotti, Eduardo de Filippo, sono solo alcuni dei nomi famosi che hanno soggiornato in questa località dove il regista Luigi Zampa, negli anni Sessanta, in una stanza d'albergo al Togo-Palace, stilò il copione de "Il medico della mutua", mentre (era il 1961) Vittorio de Sica vi diresse "Il giudizio universale" portando con se una schiera magnifica di attori: Alberto Sordi, Nino Manfredi, Vittorio Gassman, Silvana Mangano, Paolo Stoppa, Fernandel, Renato Rascel e persino Mike Buongiorno e Domenico Modugno che fecero due camei. Personaggi sul set e nella vita che dopo il lavoro e qualche ora dedicata allo sci lungo le piste del Terminillo, si regalavano qualche momento di relax alla famosa "Tavernetta", il night più rinomato del luogo dove suonava un complesso destinato a diventare famoso unendosi in seguito a Peppino di Capri. Il proprietario del locale, un terminillese d'hoc come Dino Zamponi, trarrà da questa vita mondana i suoi profitti più grandi partecipando a pellicole famosissime come "C’era una volta il west" di Sergio Leone.

Con il cinema il monte Terminillo ha vissuto uno dei momenti più felici, divenendo la meta prediletta di abili sciatori, amanti della montagna e assidui consumatori di vacanze nell'era in cui la società italiana scopriva e riscopriva il piacere del riposo e del divertimento. Nacquero e raddoppiarono le strutture ricettive, grandi hotel e strutture per le piste di sci: tra il 1955 e il 1965 la società Funivia costruì la seggiovia del Terminilletto che arriva fino a quota 2.018, le sciovie Nord, Sud, Togo, le 2 del Terminilluccio e la Fiorito, che trovarono persino un megafono di risonanza nel Carosello.

Erano gli anni in cui il monte Terminillo faceva delle sue enormi potenzialità un elemento di concretezza e di supremazia rispetto a qualsiasi altra località montana.

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